Il disegno ci conduce sulla soglia ‘più pura’, direbbe Matisse, dell’emozione, sul punto dal quale prende avvio la traccia dell’immaginario e delle sue figure. Questa mostra è stata pensata per offrire una postazione ravvicinata dalla quale leggere la metamorfosi di segni, di linee, di tratti che hanno assunto la valenza di linguaggi, pronti a coniugare la vitalità più autentica di sperimentazioni che profilano una storia parallela a quella della pittura e della scultura. È una storia che, per la qualità propria della pratica, non può e non deve tradursi in un tracciato di opere prime o, come pretende la storiografia, di capolavori. Essa attraversa silenziosamente il corpo di un secolo, il XX, articolata dalla leggerezza (intesa nell’accezione proposta da Calvino) di segni su fogli di carta, su appunti, incontrati dal nostro sguardo come approcci immaginativi, scritture, architetture, modellati plastici affidati all’inganno del chiaroscuro oppure cancellazioni, rimozioni, ripensamenti: sono fogli sui quali si affacciano squarci di immaginario.